ALIFE / VICENZA. Svolta nelle indagini sulla morte di Vanessa Bruno, spuntano due indagati; parla il padre Giuseppe: “Spero che a breve si sappia la verità”.

“Se c’è un colpevole è giusto che paghi – auspica Giuseppe Bruno, che per questo ha già investito un legale di fiducia.

“Spero che a breve si sappia la verità”: laconico Giuseppe Bruno, ispettore di polizia in pensione e padre di Vanessa, la 23enne scomparsa nella notte tra il 7 e l‘8 gennaio scorso a Vicenza, città nella quale la ragazza viveva a lavorava. Giuseppe Bruno, già Soprintendente Capo della Polizia di Stato con servizio a Vicenza fino al 1997, poi trasferito presso la Procura della Repubblica di Napoli, sezione investigativa, è stato informato nelle ore scorse, direttamente dalla Procura di Vicenza, circa la svolta nelle indagini che stanno riguardando la morte della figlia Vanessa. Ed ora attende fiducioso, unitamente alla madre della ragazza, una donna brasiliana di nome Selva, l’esito delle stesse, “per una storia sulla quale si stanno scrivendo un sacco di inesattezze”, conferma l’uomo, che risiede alla frazione Totari di Alife da oltre 24 anni: “se c’è un colpevole è giusto che paghi – auspica Bruno che per questo ha già investito un legale di fiducia.

La ragazza aveva ricevuto il Sacramento del Battesimo nella Chiesa di San Pietro ad Alvignano e proprio nel comune matesino è stata celebrata una Santa Messa in suo suffragio sabato 22 gennaio scorso nella Chiesa di San Sebastiano (Giuseppe ad Alvignano viveva con la famiglia di origine e dove tutt’ora vivono tre sorelle dell’uomo, anche se lui era originario di Caiazzo). 

La Procura della Repubblica che sa conducendo le indagini ha difatti iscritto nel registro degli indagati due persone: si tratta di Roberto Ferronato, un uomo di 50 annni che risiedeva nella casa popolare dove Vanessa è stata trovata senza vita, e Rashiti Besnik, 32enne originario dell’ex Jugoslavia.

ECCO IL NOSTRO ARTICOLO – INTERVISTA AL PADRE DELLA VITTIMA

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