PIEDIMONTE MATESE. Merito a Luigi Grimaco se nella Campania culturale e museale qualcuno si muove.

Fa ancora più piacere se il Direttore mueale scrittore di Storia è anche del Museo Civico “R. Marrocco” (tra i fondatori, nel 1915, dell’Associazione Storica del Sannio Alifano, dal 1965 del Medio Volturno).

di Giuseppe Pace (Ecologo umano e Socio onorario del Club Ragno di Bojano)

L’Ecologia Umana studia l’Ambiente costituito da Natura e Cultura quasi inscindibilmente legati. Piedimonte Matese ha reso omaggio al Corridore del Cila ritrovato in territorio dei Sanniti Pentri, collocando il bronzo originale nel suo museo civico diretto da Luigi Grimaco, dopo una fase concorsuale lunga e travagliata, e una copia ingigantita davanti al lato nord-est del Municipio. Bojano, cittadina analoga posta nell’altro versante del Matese, fu pare la capitale del Sannio Pentro, Bovianum Vetus e poi Bovianum Undecumanorum cioè dell’XI legione là stanziata. Non pochi sostengono che le Sovrintendenze ai Beni Ambientali italiani spesso usano i reperti museali solo per favorire carriere interne dei suoi dipendenti e non per il pubblico pagante il biglietto. Qualcuno nel Molise, autore di vari studi su Pietrabbondante (IS), lo afferma e non c’è da dargli torto, anzi dimostra il coraggio del Sannita Pentro come l’Autore, Lucio Papilio Pollio, del libro di Luigi Grimaco, che qua si intende omaggiare ed incoraggiare la schiera dei direttori museali, speriamo sempre meno chiusi nella torre d’avorio del potere specialistico archeologico. Gratifica lo scrivente, ma la sua terra matesina di nascita sapere che qualcuno nel grande numero dei direttori museali in Campania scrive di Storia. Fa ancora più piacere se il Direttore mueale scrittore di Storia è anche del Museo Civico “R. Marrocco” (tra i fondatori, nel 1915, dell’Associazione Storica del Sannio Alifano, dal 1965 del Medio Volturno, per volere soprattutto del figlio Dante Bruno) di Piedimonte Matese. Titolo dell’opera di Luigi Crimaco: “Sinuessa e l’eredità di Cesare”. Sinuessa, estate del 12 d.C. Lucio Papio Pollio è un Sannita, suo padre discende dalla fiere tribù dei Pentri. Dopo la sconfitta militare, un suo antenato decide di trasferirsi a Sinuessa e compra una villa e un vigneto sul Massico e comincia a produrre il vino Falerno. In breve diventa un uomo ricco ed entra di diritto a far parte dell’aristocrazia romana. Comincia una nuova battaglia per il riscatto del suo popolo, questa volta non con le armi, ma con la forza delle sue idee. Il figlio, Lucio, dopo la morte del padre ingrandisce la villa e la tenuta agricola e diventa duoviro di Sinuessa e comandante delle legioni di Cesare. Dopo l’omicidio del grande dittatore, La vita del magistrato Lucio Papio Pollio trascorre apparentemente tranquilla, nella sua villa all’ombra del Massico, circondata dalle vigne del Falerno. L’uomo custodisce un terribile segreto. Un mistero scritto nel sangue, alle Idi di marzo del 44 a.C., quando Caio Giulio Cesare è ucciso in una congiura. Lucio decide di portare nella tomba quel segreto, ma quella decisione scatenerà l’inferno sulla sua vita. Tutte le persone amate e così gli altri uomini, uno dopo l’altro, muoiono, solo lui invece continuerà a vivere, relegato in un limbo dove esiste la vecchiaia, il dolore fisico, ma non la morte. Dopo le idi di Marzo le vite di molti Sanniti legati a Lucio e quelle dei Romani, tra cui Lucio, Marco Antonio, Cleopatra, di Cicerone, gli stessi congiurati, e il giovane Gaio Ottavio, prossimo a divenire Augusto, saranno indissolubilmente accomunate nella tragedia per la morte del grande ucciso e conosceranno, avidità, ambizione, amore, vendetta e morte, ma su ognuna di quelle esistenze graverà l’ombra del sospetto per aver preso parte all’efferato delitto. Tra archeologia e storia, prende corpo un thriller ricco di avventura, un intreccio di avvenimenti capaci di svelare aspetti della vita quotidiana, rituali e misteri della civiltà dei Sanniti e dei Romani nel momento, forse più drammatico della loro storia: la fine della Repubblica e la nascita dell’Impero di Roma. Il patavino Tito Livio fu il più prolifico scrittore e storico di Roma repubblicana, dunque amava la Repubblica non la Monarchia e l’Impero. Cesare fu ucciso perché non amava la Repubblica e iniziava l’epoca imperiale accentrandosi molte delle cariche che in Repubblica costituiscono l’equilibrio dei poteri, come lo è più la nostra Repubblica parlamentare rispetto a quella presidenziale francese o romena attualmente. I Sanniti furono conquistati da Roma dopo 50 anni di guerre d’espansione, ma questi popoli vivevano in uno stato federale di varie etnie tribali: Pentri, la più numerosa, Caraceni a nord, Frentani a est, Caudini e Irpini a sud. La loro riscoperta storica, oggi di moda per tutti i popoli preromani, mi riporta anche a quella dei Daci, ricchi di miniere d’oro che Roma andò a sfruttare, ma vi portò una civiltà più evoluta socialmente come forse fece anche ai Sanniti, ma su ciò non tutti concordano.

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